Da poco più di un mese un nuovo social network sta spopolando tra gli utenti di tutto il mondo. Parliamo della “Clubhouse app“, il social basato interamente sulla voce, che da molti è considerato il futuro dei podcast e dei social network professionali come Linkedin.
In questo articolo del JOurnal cercheremo di evidenziare non solo le caratteristiche, ma anche i problemi legati alla privacy che stanno destando preoccupazione.
CLUBHOUSE APP BASATA SU UN SISTEMA AD INVITI
Caratteristica peculiare di Clubhouse app è la corsa agli inviti, perché è disponibile solo per dispositivi iOS e si accede solo tramite invito. Quindi, non basta possedere uno smartphone Apple per potervi accedere, ma bisogna ricevere un invito da parte di un utente che già l’utilizza.
Proprio per queste sue peculiarità, Clubhouse app è stato subito identificato come un social network elitario e sono nati non pochi gruppi dove gli utenti mettono in vendita i propri inviti.
Ma domandiamoci: come mai l’app è disponibile solo per utenti Apple e si accede solo tramite inviti?
Le risposte a queste domande sono state le più disparate, ma in realtà le ragioni sono essenzialmente due:
- Quando si sviluppa un’applicazione, solitamente la versione beta viene lanciata dapprima in un singolo segmento e successivamente viene sviluppata per tutti i dispositivi mobili. La scelta è ricaduta sui dispositivi iOS non per questioni elitarie, ma facendo riferimento al mercato di origine. Clubhouse app, infatti, è americana e in America oltre metà della popolazione utilizza smartphone Apple. Non avrebbe avuto senso, quindi, lanciare un’app Android in un mercato dominato da iOS;
- Il sistema delle liste d’attesa e ad inviti deriva dal fatto che, essendo un’app in beta testing, non si dispone di server in grado di reggere un flusso di utenti elevato. Un modo per evitare possibili crush di sistema è appunto quello di rendere l’app “chiusa”. A riprova di questo, chi utilizza l’app sa benissimo che i primi di gennaio, quando si è raggiunta la fase di hype, spesso Clubhouse app si bloccava e crushava per problemi legati ai server.
COME FUNZIONA CLUBHOUSE APP?
Clubhouse app si distingue dai soliti social nel suo basarsi esclusivamente sull’utilizzo di messaggi vocali: i post sulla piattaforma non sono infatti veicolati da alcun tipo di testo o immagine o video. Tutto funziona in modo simile a un forum o una grande chat room, dove si accede a varie stanze in cui si discute dei temi più disparati: musica, cinema, tecnologia, politica, salute, attualità e molto altro.
Cosa cambia rispetto a un podcast? Clubhouse app è in diretta e la conversazione nella stanza avviene in quel dato momento, perdura fin quando la stanza resta aperta e non è possibile scaricare o recuperare successivamente la chat avvenuta.
La home di Clubhouse app si divide in modo abbastanza netto, mettendo in primo piano le stanze suggerite: non appena si fa tap su una di queste si piomba nella conversazione ed è possibile ascoltare fin da subito cosa stanno dicendo gli utenti iscritti.
Una volta scelta la stanza e l’evento d’interesse Clubhouse app apre una finestra con tutti i partecipanti alla conversazione, si entra in diretta, non vi è la possibilità di recuperare quanto detto in precedenza e le immagini profilo di chi sta parlando vengono cerchiate di grigio (permettendo di capire chi sta intervenendo in quel dato momento).
Per chiedere di partecipare e parlare si può cliccare sull’icona della mano in basso a destra (che equivale a chiedere al moderatore la parola, come se si alzasse la mano). È possibile lasciare la stanza cliccando in basso su “Leave quietly” (lascia in silenzio).
CLUBHOUSE APP E I PROBLEMI LEGATI ALLA PRIVACY
Non è tutto oro quello che luccica ed infatti, da un’attenta analisi del social network, emergono gravi problemi legati al rispetto delle leggi europee sulla privacy.
Vediamole nel dettaglio:
L’informativa non considera minimamente i diritti dei cittadini europei (sebbene l’app venga proposta a livello globale), ma è presente solo una sezione dedicata agli abitanti della California che fa riferimento alla possibilità di esercitare i diritti di cui al California Consumer Privacy Act.
Nulla viene altresì precisato circa la designazione di un rappresentante sul territorio europeo, nonostante la casa madre di Clubhouse app abbia sede in California. Tale assenza risulta inspiegabile se consideriamo che Clubhouse app, tramite la propria piattaforma, tratta su larga scala e in modo non occasionale dati personali di cittadini europei. Per questi motivi si ritiene che la mancata nomina di un rappresentante europeo, ai sensi dell’art. 27 GDPR, risulti una mancanza alquanto grave, specie in considerazione del successo che Clubhouse app sta riscuotendo anche in Europa.
Emergono, inoltre, ulteriori criticità in relazione alle possibili condivisioni dei dati personali che Clubhouse app potrebbe effettuare con i propri affiliati senza che sia necessaria una preventiva comunicazione all’utente e soprattutto senza che quest’ultimo abbia fornito un apposito consenso al riguardo. La privacy policy parla di condivisione volontaria dei dati di rubrica, anche se di fatto per far funzionare il sistema degli inviti si tratta di un passaggio praticamente obbligato e particolarmente invasivo.
CONCLUSIONI
Sebbene, quindi, l’interesse per l’app è in costante crescita, sarà necessario un adeguamento alle regole europee, altrimenti l’azienda americana potrà incorrere non solo in pesanti sanzioni, ma rischia di essere oscurata. Staremo a vedere.