Google+ rappresenta uno dei tanti esempi di prodotti lanciati da colossi mondiali che, sebbene all’apparenza destinati al successo, si risolvono in clamorosi flop.
Immesso sul mercato nel luglio 2011, il prodotto di Mountain View sembrava destinato a concorrere con Facebook per il podio dei social network.
Le statistiche, soprattutto nell’arco delle prime settimane, sembravano confermare questo trend: ben 62 milioni di iscritti nel primo mese.
LE CARATTERISTICHE DI GOOGLE+
Per poter comprendere le cause che hanno portato al suo fallimento è necessario ripercorrere la sua storia.
Come altri social network, Google+ permetteva l’accesso tramite e-mail e password, ma a differenza di Facebook, Twitter ed altri social presentava delle caratteristiche considerate rivoluzionarie:
- stanze virtuali dov’era possibile avviare sessioni audio e video con altri utenti
- le cerchie (amici, conoscenti, lavoro, ecc.) in cui era possibile suddividere i propri contatti
- sezione feed per ricercare argomenti di proprio interesse
- sezione raccolte all’interno della quale era possibile raggruppare articoli utili per l’indicizzazione del motore di ricerca
LE CAUSE DEL FLOP GOOGLE+
Sebbene sia arrivato a contare quasi 3 miliardi di utenti nel 2016, le debolezze di Google+ erano già evidenti.
Questo social network era utilizzato quasi esclusivamente per indicizzare i propri contenuti.
L’interfaccia poco user-friendly e i contenuti considerati dagli utenti doppioni di quelli su Facebook hanno contribuito al suo declino.
Ma il fattore che ha determinato la scelta di chiudere Google+ è stata la falla nei suoi sistemi di sicurezza che ha reso pubbliche le informazioni private di oltre 500.000 profili.
Ad aggravare lo scenario è stata la dichiarazione di Google stesso che ha affermato che il problema sussisteva da oltre tre anni ed era stato risolto solo da poco tempo.
Il calo drastico degli utenti attivi all’interno del social network, unito al disastro sulla sicurezza, hanno portato alla decisione di chiudere in maniera definitiva Google+ entro agosto 2019.
Non tutte le ciambelle riescono col buco, anche per Google.