In un mercato concorrenziale come quello odierno, un ruolo chiave è svolto dalla visual identity brand, mezzo fondamentale per rimanere competitivi nell’ambito del digital-marketing. Ma come si crea una visual identity brand efficace in grado di cavalcare l’onda in un mare pieno di competitor? Moka Adv ha intervistato un professionista del settore, Francesco Sapuppo.
Diplomato all’Istituto Europeo di Design di Milano, collabora con agenzie di pubblicità internazionali, come Italia BBDO e Young & Rubicam. Per 10 anni è stato titolare e direttore creativo di I’m new, un’agenzia multidisciplinare specializzata in product & identity design. Durante questo periodo, ha progettato l’identità visiva, i cataloghi e gli eventi internazionali del Premio Europa per il Teatro, il più importante riconoscimento europeo al teatro contemporaneo. Inoltre, si è occupato della comunicazione per SICEP Spa, del packaging e delle azioni P.O.P. per Latte Sole Spa e delle attività educational per il quotidiano La Sicilia a Catania, coordinandone i format editoriali e i progetti multimediali.
Dal 2010, lavora come brand designer, art director e consulente per la comunicazione di aziende nei settori turistico, enologico, retail, medico e alimentare. Tra i suoi clienti figurano:
- Taormina Caffè;
- Wedding Sicily;
- International Shore Services (ISS, Ginevra);
- Sicilia Convention Bureau.
Continua a leggere per scoprire quanto sia importante la visual identity brand nella comunicazione!
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Intervista a Francesco Sapuppo, esperto di visual identity brand
Ciao Francesco, grazie per essere dei nostri. Iniziamo con una domanda a bruciapelo: quali sono gli aspetti da non sottovalutare per dar vita a una visual identity brand forte?
Spesso si fa leva sul logo, riponendo grande fiducia nel valore strategico del suo segno grafico moderno e distintivo, sulla sua estetica e sul potere seduttivo di un design accattivante. Ma un bel logo e la sua declinazione sui vari supporti (retail, coordinato cartaceo, icone e vetture aziendali) non bastano a creare un’identità forte. Una visual identity efficace deve avvolgerti visivamente nell’esperienza del brand, dev’essere portatrice del sistema di valori della marca, deve tradurre il sistema di segni e percezioni cromatiche in un’esperienza immersiva tra il consumatore e il mondo esclusivo del prodotto/servizio.
Inoltre, non sottovaluterei sicuramente l’importanza del colore, che ha un grande potere nella riconoscibilità e nella distinzione da altri competitor. Un altro elemento da non sottovalutare è l’uso calibrato dei key frames, risorse fondamentali, elementi distintivi della visual identity, originali per attrarre, convincere e distinguere un brand.
Per ultimo, non sottovaluterei l’importanza del font. Riporrei molta cura nella scelta del font istituzionale. Un font distintivo aiuta notevolmente la riconoscibilità e rafforza la coerenza stilistica nella comunicazione del brand.
La visual identity è un ecosistema che estende la vision del brand, racconta un’appartenenza, conferisce autorevolezza al brand e ne valorizza i suoi prodotti, che sono tutto tranne che merci.
È possibile impiegare l’IA come strumento per migliorare la propria visual identity brand?
Indubbiamente sì, nel design come in tantissimi altri campi di applicazione, l’IA può supportare designer ed esperti di comunicazione nell’individuare nuovi stilemi concettuali per visual identity innovative.
Personalmente credo che al momento siamo lontani da un’applicazione immediata o massiccia dell’intelligenza artificiale sulla progettazione di una visual identity brand, credo più all’inserimento dell’IA come strumento di supporto ai progettisti, per effetto del fatto che la comunicazione visiva segue cambiamenti e regole estetiche e sociologiche, legate al costume e all’area geografica del Paese in cui si opera.
Qual è il trucco, se ce n’è uno, per avere un’identità unica e non di massa?
La domanda è interessante quanto ambivalente, la si può leggere da due posizioni diverse:
- Google ha un’immagine unica o di massa? Apple ha un’immagine unica o di massa? Vale la stessa osservazione per McDonald’s, Mercedes, Louis Vuitton, ecc. La forza di un brand e della sua identità è arrivare a tutti (o al maggior numero di persone) mantenendo la sua unicità, a prescindere dal settore di riferimento.
- Se invece la domanda fa riferimento ad una scala di valori, dove per “massa” s’intende di basso livello, direi che spesso il mercato e i suoi consumatori definiscono le regole. Progettare un’identità unica è un lavoro complesso e stratificato, a dirigere i giochi sono: il target di riferimento, l’area geografica (la Sicilia, l’Italia, la Spagna, gli USA? Ecc.) e anche la politica. Sì, proprio lei, conoscerla per evitare che il brand abbia inclinazioni e conseguenti schieramenti. Ad esempio: sono apartitici e apolitici i più grandi brand, come Topolino (Walt Disney), National Geographic e altri.
In sintesi, quindi, non ci sono trucchi, solo tanta cultura, non solamente del segno e dell’estetica.
Perché molte visual identity brand non sono efficaci? Quali errori vengono commessi più di frequente?
Una visual identity brand può essere debole, ma avere ugualmente successo, perché supporta un prodotto/servizio rilevante, in termini di consumi e richiesta. Viceversa, un progetto di grande rilevanza estetica e progettuale potrebbe perdere in efficacia perché ci sono delle criticità nella proposta commerciale o nell’offerta del prodotto che il brand propone.
In sostanza, l’efficacia (e la longevità) di un’immagine vincente passa per la combinazione con un prodotto vincente. Se escludiamo l’aspetto delle vendite e consideriamo l’identità come progetto estetico di un brand, direi che tra gli errori più frequenti troviamo:
1. Il terrore del restyling
Il restyling (o adeguamento del marchio) è una fase necessaria per l’evoluzione del brand e del rapporto con i consumatori. Molti imprenditori non vogliono toccare un marchio che li ha accompagnati dall’inizio dell’attività.
2. La paura di osare
Spesso i clienti si affidano al ‘me too’, che non è esattamente ‘copiare’, piuttosto affidarsi a strategie di comunicazione consolidate, percorrendo la via progettuale nel solco tracciato da altri brand. A mio parere bisogna esaltare la propria unicità, che è sempre un punto di forza.
3. Pensare locale
Molti imprenditori non guardano quasi mai alle realtà internazionali, si concentrano piuttosto su un linguaggio visivo che parla una lingua rassicurante e, direi, locale. In Sicilia ci sono tanti esempi di imprenditori che investono milioni di euro nelle proprie aziende, danno lavoro e hanno realtà solide in grande crescita che, però, al tempo stesso sono rappresentati da marchi letteralmente “fatti in casa”, considerandoli marchi di successo. Non è così, avere un’azienda che lavora non legittima il fatto di avere un marchio che tradisce le basilari regole della comunicazione visiva.
Qual è un brand che ammiri o a cui magari ti piacerebbe ispirarti?
Sono tanti, scelgo Audi in rappresentanza di progetti ben fatti. Audi da 30 anni investe in materiali riciclabili, sostenibilità ambientale, sicurezza e tecnologia. Questo fa del marchio Audi anche un brand (le due cose non sono mai la stessa cosa) sinonimo di qualità e innovazione. Il brand ha un’identità forte e riconoscibile, perché porta avanti valori solidi. L’identità del brand Audi arriva sempre con lo stesso “tone of voice”, su supporti cartacei (below the line) come brochure e folder informativi, su media televisivi, sito web e piattaforme online, passando per la cura del retail e tutte le concessionarie.
Lo studio METADESIGN segue da tempo il progetto Audi curandone la comunicazione a 360°, una visual identity perfettamente coerente con la mission aziendale.
Cosa sono le buyer personas e in che modo vengono utilizzate dalle aziende per creare una propria visual identity?
Il caso sopracitato, cioè Audi, mi da l’occasione per rispondere più facilmente alla domanda. Audi ha perfettamente chiaro il suo cliente tipo, il target di riferimento (o buyer persona), costruisce le automobili pensando al genitore premuroso o al professionista single, alla ragazza esigente o agli estimatori dei dettagli. Per ogni esigenza, c’è il modello di auto perfetta, disegnata per ognuna di loro. La forza del brand sta nell’essere percepita come segmento premium, con una forte brand equity, cioè il modello più piccolo (o economico) e quello più alto, sono riconosciuti per una qualità alta e diffusa su tutti i modelli, allo stesso modo.
Che cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Il design del prodotto, piuttosto che il suo lancio (la parte pubblicitaria). È stata questa la mia passione e il motore che, da oltre 30 anni, mi porta a fare una professione fatta di rigore e metodo, mascherata da tanta creatività. Oggi, mi entusiasma il mondo del branding, far crescere un’azienda insieme ai suoi valori distintivi, utilizzando media e strategie nuove e stimolanti.
È un viaggio entusiasmante nel mondo dell’altro. Per comunicare con i gruppi target è fondamentale conoscere gusti, le abitudini e i desideri della persona con cui abbiamo stabilito una comunicazione. Qualsiasi progetto passa da una connessione profonda con le aspettative di chi usufruisce dei nostri beni e servizi, banalmente definito ‘consumatore’.
Ci diresti anche quello che ti piace di meno?
Mi piace meno il sistema in cui è inserito il mio lavoro, cioè come viene percepito al livello nazionale. Non c’è una reale cultura del merito, non è un sistema premiante e abbiamo una tassazione tra le più alte in Europa. Bisogna fare come i salmoni, se hai un’idea personale del fare comunicazione, devi andare controcorrente, lottando perfino contro chi è deputato ad incentivarti.
Quali domande porresti a un cliente per capire qual è la strategia migliore d’attuare?
Chiedo sempre ai clienti dove puntano il loro personale sguardo, non solo rispetto agli obiettivi di business. Sono loro i capitani della nave, se hanno le idee chiare, farò di tutto per mettere la mia esperienza al loro servizio e adottare le migliori strategie di branding e di comunicazione per raggiungere i loro obiettivi.
Altro d’aggiungere?
Grazie per questa intervista, mi avete dato una bella occasione di scambio e, spero, di confronto.
Grazie a te, è stato un piacere!
Scegli Moka Adv
L’importanza di affidarsi ad uno specialista per la visual identity brand è fondamentale. La visual identity brand è l’aspetto visivo distintivo di un brand o di un’azienda, paragonabile al volto di una persona, che aiuta a riconoscerla tra mille altre. Come abbiamo visto, comprende elementi come il logo, l’utilizzo strategico dei colori e dei caratteri tipografici, che insieme costruiscono un’immagine efficace e memorabile del brand.
Affidarsi ad uno specialista permette di:
- catturare l’attenzione del pubblico e influenzare le decisioni dei consumatori;
- creare un’identità visiva coerente e professionale, che trasmetta fiducia e riconoscibilità;
- distinguersi dalla concorrenza attraverso la rilevanza e l’originalità degli elementi visivi;
- sviluppare una strategia di neuromarketing efficace, sfruttando la tendenza del cervello umano a elaborare e memorizzare informazioni visive.
Inoltre, la sinergia tra la visual identity e la brand identity torna molto utile per creare un legame emotivo con il pubblico. Moka Adv può aiutarti a vincere la competizione, assicurando che il messaggio del brand sia trasmesso in modo chiaro ed impattante. Contattaci!